MOC, MOC… Ma cos’è veramente una MOC?

È ormai da qualche anno che nel mondo degli appassionati LEGO è spuntata una nuova parola, un acronimo in realtà, che si sta diffondendo sempre più.

MOC è infatti l’acronimo che sta per My Own Creation che, tradotto in italiano, significa “la mia creazione personale“. Se prendi dei pezzi sfusi e costruisci qualcosa di originale, qualcosa nato dalla tua creatività, otterrai una MOC.

Tanti sono oggi i MOC Creators o MOC Designers che pubblicano fieri sul web fotografie e istruzioni delle loro creazioni.

Ma come è nata questa nuova tendenza parallela ai set ufficiali? E soprattutto quali sono gli elementi che permettono di definire una costruzione realmente una MOC?

Le origini delle MOC, a onor del vero, si possono far risalire alle stesse origini di LEGO. Le prime scatole di costruzioni degli anni ’50, infatti, contenevano solo “pezzi sfusi” di varie dimensioni e di vari colori (e neanche troppi). Non erano set come comunemente li intendiamo oggi: nessun libretto di istruzioni, nessuna strada da seguire, al massimo delle immagini di ispirazione. Come le scatole di sfuso ancora oggi in vendita, i primi prodotti LEGO in vendita lasciavano largo spazio all’immaginazione del bambino. “Questi sono i pezzi a disposizione, costruisci quello che vuoi”. Come è giusto che sia con dei mattoncini da costruzione.

Set LEGO #810 – Set LEGO #040

 

È solo dalla fine degli anni ’70 che cominciano ad essere commercializzati i veri propri set, con le loro istruzioni e i pezzi selezionati appositamente per completare la costruzione raffigurata sulla scatola. Si può dire quindi che lo spirito della MOC è insito nei LEGO stessi, già dalla notte dei tempi. Ma è soltanto nell’ultimo decennio che è cresciuta notevolmente la tendenza delle MOC e, in certo modo, si è evoluta.

L’avvento dell’e-commerce, infatti, ha favorito notevolmente la compravendita di pezzi sfusi da utilizzare nelle proprie creazioni. Da un lato c’è stata l’apertura del sito LEGO con le sue sezioni Pick-a-brick e Brick-and-Pieces che hanno permesso sin da subito di comprare i singoli pezzi, delle quantità e dei colori desiderati. Dall’altro lato c’è stata la creazione e soprattutto l’evoluzione del sito di Bricklink che, con gli anni, si è imposto prepotentemente come IL sito di riferimento per gli appassionati LEGO, sia per la sua catalogazione di pezzi e set, sia per la piattaforma e-commerce che fa da collegamento tra gli utenti privati. A dare un’ulteriore spinta in avanti al settore, infine, è stata senza dubbio la diffusione dei software 3D gratuiti per la progettazione preventiva delle MOC che, al termine, stilano la ‘lista della spesa’ dei pezzi e generano in maniera pseudo automatica le istruzioni di montaggio.

Schermata tipo del software Stud.io sviluppato da Bricklink

 

Veniamo alla domanda scottante: quando una propria creazione si può definire veramente MOC?

Diciamo che ci sono scuole di pensiero a tal proposito. Certo è che cambiare due pezzi ad un set originale non fa della tua costruzione una vera MOC. La si può definire una personalizzazione del set, ma il design originale preponderante rimane di proprietà di LEGO (o di altri MOC designer).

Personalizzazione del set Architecture Porta di Brandeburgo #21011 by Jean Paul Bricks

 

Caso diverso, invece, a mio modesto parere, è quando si modifica pesantemente il set (o la MOC) originale per farne una totalmente nuova, tanto da non riconoscere più il design originale. Questa, secondo me, si può definire già una MOC, basilare, ma pur sempre una creazione originale.

Personalizzazione del set Architecture Guggenheim Museum #21004 by Jean Paul Bricks

 

Caso scottante, invece, è l’unione di set originali come le città e i villaggi. A mio modesto parere, sono sì creazioni proprie (perché una città non sarà mai uguale ad un’altra) ma non sono definibili MOC a tutti gli effetti. Li definirei piuttosto diorami o contestualizzazioni di set.

Esempio di diorama di “city” con set LEGO vintage

 

Ci sono poi MOC che meritano una menzione speciale per la difficoltà della loro processo ideativo: gli Alternative Build.

Con gli stessi pezzi contenuti in un set ufficiale LEGO, e con la limitatezza che ne consegue, il designer crea una costruzione alternativa originale, del tutto diversa dal set di partenza.

“Costume Shop” by Lucas Bolt (Alternative Build del Castello Disney #71040)
“Corner Museum” by Inyong Lee (Alternative Build del Tower Bridge #10214)

 

La MOC è un’opera di ingegno perché il designer escogita le giuste tecniche costruttive utili al suo scopo, individua i pezzi migliori tra le migliaia esistenti nel catalogo LEGO utilizzandoli in maniera anche inusuale, ma con la limitatezza dei colori presenti sul mercato.

Che sia in microscala o di dimensioni gigantesche, una MOC ben fatta ti stupisce sempre per le soluzioni creative adottate e la cura dei dettagli.

MOC di Minas Tirith di due designer diversi: a sinistra, in micro scala by Simon Hundsbichler, a destra in macro scala by Koen Zwanenburg

Leggi anche le interviste fatte ai MOC designers di PugliaBrick!

Guido Benetti

Antonio Migliardi

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